Lettera allo sportello: inoccupato e senza sogni a poco più di 30 anni
«Vivo in un comune dell’Alta Murgia, a Santeramo, ho 32 anni e sono un neet, che non è una parolaccia, significa che non sono occupato, né mi sto formando. In realtà sono tra quelle persone che prima del covid si è dato da fare con tanti lavori, chiaramente pagati a nero, ora invece neanche più lo cerco un lavoro perché tanto è inutile», a scriverci è un giovane diplomato ragioniere, Francesco Faiella che è in quella sorta di limbo dove pare che la vita prenda il sopravvento sui propri sogni e la voglia di determinarsi viene meno.
Non è un caso che il numero è crescente al Sud. La pandemia ha creato una voragine sempre più grande, spazzando via speranze in quegli anni in cui ci si sente ancora giovani. Pronti a tutto. Sono trascorsi due anni in questa emergenza pandemica e a volte sono tanti se si spezza il germoglio della speranza.
«La mia non è neanche una storia da raccontare o una denuncia – continua Faiella – è ormai quasi rassegnazione. Non so veramente che cosa fare. Inoltre vedo molti miei amici che vivono il mio stesso disagio. Cercare un lavoro? Mi offrono solo cose a nero. O comunque sottopagate. Non ho alcuna intenzione di metter su famiglia, come potrei fare mai? Certo per qualcuno sono un privilegiato che vive con mamma e papà, ma non ho altra scelta. Sinceramente neanche più il desiderio».
Il neet è forse proprio questo, chi smette di imparare, cercare una attività perché non ha più sogni, quasi glieli avessero rubati.
«Vivo in un territorio molto bello da un punto di vista naturalistico, a volte ho pensato che tornare alla terra sarebbe bello, magari un giorno, ma non saprei oggi neanche da dove cominciare» conclude nella sua lettera. Il punto è proprio questo: da dove ricominciare per ripartire.