Quale futuro per la regione? Lettera allo Sportello: le ansie e le paure di una pensionata

Una pensionata pugliese, I. D., scrive allo Sportello e interroga la giunta della Regione Puglia sulle politiche per il lavoro e contro la denatalità. È un appello accorato sulla scorta dell’esperienza personale di madre, lavoratrice e ora nonna. Ecco il testo

Sono una donna di 72 anni, sposata con un pensionato di 74 anni. Ho lavorato come insegnante di scuola secondaria di primo livello; mio marito, come impiegato in una ditta di costruzioni. Abbiamo avuto tre figli, a cui abbiamo dedicato completamente noi stessi, facendo sacrifici di ogni genere. Tutti e tre si sono laureati in Ingegneria, conseguendo brillantemente sia la laurea triennale che quella magistrale. Siamo certamente orgogliosi di loro ma, dopo tanti sacrifici,  ci ritroviamo ora da soli perché tutti e  tre i nostri figli, per trovare un lavoro dignitoso e remunerato in modo tale da permettere loro di mantenere una famiglia, sono stati costretti ad andare via dalla Puglia. Ora, uno vive e lavora a Reggio Emilia,  l’altro in Toscana, la terza in Piemonte. Per il momento, la salute mia e di mio marito tiene, e questo fa sì che un paio di volte l’anno possiamo andare a trovare l’uno o l’altra dei nostri figli. Ma tra qualche anno che ne sarà di noi?
Dopo una vita dedicata ai nostri ragazzi la prospettiva che ci si apre davanti è quella di invecchiare, ammalarci e morire da soli, al massimo assistiti, ove possibile, da una badante
Scrivo dopo aver letto sulla vostra pagina l’articolo dedicato alla Puglia che si spopola, impoverendosi di bambini, ragazzi e giovani e arricchendosi di ultrasessantacinquenni: di anziani come noi, cioè. E le prospettive per i prossimi anni fanno paura.
È ovvio che non nascano bambini: come fanno i nostri figli a mettere al mondo bambini se in questa regione lavoro non c’è, o è precario, o a tempo determinato, o malpagato o in nero? E come possono le nostre figlie pensare di mettere al mondo un bambino se in caso di gravidanza possono rischiare di essere licenziate? Sappiamo che questo non è legale, ma ci sono tanti modi per rendere legale ciò che non lo è… E allora ecco la necessità di andare via dalla Puglia, che perde così bambini che non nasceranno mai, almeno qui, e giovani brillanti che se ne vanno per sempre.
E dopo che noi genitori abbiamo speso tutti i nostri risparmi per farli studiare, ecco che loro sono costretti a lasciarci soli qui.
MA al di là di questi pur giusti ragionamenti, vorrei  fare una domanda a chi guida la Regione Puglia: ci rendiamo conto di quanti soldi perdiamo se non si prepara un futuro lavorativo possibile per i giovani di questo terriorio? Tutti i soldi spesi per la loro formazione  finiscono per finanziare altre regioni. Qui in Puglia, con la riduzione della popolazione giovane e l’aumento di quella anziana avremo sempre più bisogno di spesa sanitaria e sociale: chi la pagherà? 
Il lavoro si ridurrà ulteriormente: diminuiscono già ora i ragazzi che frequentano le scuole, e di conseguenza diminuiranno le cattedre. Con la fuga di tanti giovani, diminuirà la produttività di questa splendida regione, che pure sarebbe piena di opportunità. Diventeremo sempre più poveri, più vecchi, più soli. 
Vorrei una risposta, una riflessione, un impegno concreto del Governo regionale.
Grazie  per il vostro lavoro.
I.D.Bari

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