Atteso lo stanziamento di 1,5 milioni di euro all’anno erogato alle Asl
Contributi per la procreazione medicalmente assistita. È una delle voci incluse tra i 103 emendamenti del bilancio previsionale del 2023 della Regione Puglia per cui si prevede lo stanziamento di 1,5 milioni di euro all’anno al fine di sostenere la natalità del territorio e le coppie che desiderano concepire un figlio ma affrontano problemi di infertilità.
L’emendamento andrà ad implementare la rete pugliese della Pma (procreazione medicalmente assistita) la cui diffusione è considerata in ritardo nella regione, il finanziamento economico sarà erogato alle Asl e i diretti interessati potranno accedere a questo servizio a seguito di domanda presso l’Azienda sanitaria locale di loro competenza le cui modalità verranno definite attraverso un regolamento che verrà diffuso in seguito.
Ma come funziona in Italia il trattamento di procreazione medicalmente assistita? Esistono varie tecniche che vengono somministrate a seconda della complessità delle necessità dei richiedenti, ecco un elenco con descrizione annessa di quelle più usate:
Si parte con l’Inseminazione intrauterina, trattamento in cui è previsto che l’ovulazione (ovvero il momento del ciclo mestruale in cui la donna è all’apice della fertilità) venga indotta nella paziente con dei farmaci. In seguito se ne controlla l’evoluzione attraverso l’ecografia e vengono inseriti in utero mediante un catetere apposito che attraversa la vagina gli spermatozoi del donatore opportunamente trattati. Il trattamento avviene in sede ambulatoriale e non comporta particolari complicazioni per la degente
C’è anche la Fivet tra i trattamenti ad oggi disponibili dove si induce nella donna un’ovulazione multipla monitorata mediante controlli ecografici e biochimici. Gli ovociti (le cellule riproduttive femminili) vengono prelevati per aspirazione con una procedura effettuata mediante un ago che, sotto guida ecografica, punge l’ovaio attraverso la parete vaginale.
La fecondazione avviene in genere al di fuori del corpo materno: gli ovociti vengono inseminati in provetta (in vitro), e gli embrioni così ottenuti sono trasferiti nell’utero (transfer), preparato ad accoglierli grazie a una terapia farmacologica apposita.
Qualora emergessero problematiche che rendono inutilizzabili le cellule sessuali della coppia è possibile ricorrere alla Pma eterologa, le tecniche usate non cambiano, ma gli ovociti e gli spermatozoi provengono da donatori e donatrici. In Italia questo tipo di PMA è consentita dal 2014.
Secondo le ultime stime dell’Istituto superiore di Sanità in Italia nel 2020 sono stati applicati 80mila cicli di Pma che comprendono Fivet (fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero), Icsi (fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma), Fer (fecondazione con utilizzo di embrioni crioconservati) e Fo (fecondazione con impiego di ovociti crioconservati) – che di I livello, tecnica meno complessa (ovvero inseminazione intrauterina, Iui).