L’esperienza e i dati raccolti sul campo dall’Associazione Famiglia per Tutti O.D.V.
Diventare genitori è un desiderio che non tutti riescono ad esaudire in maniera biologica. Quando capita, però, che quel figlio tanto desiderato non arrivi, molte coppie intraprendono un percorso interiore di genitorialità che li porta all’idea dell’adozione. In Puglia, secondo quanto riferito da Angela De Girolamo, responsabile dell’associazione Famiglia per tutti O.D.V. su 10 coppie 7 richiedono la genitorialità adottiva, mentre in 3 optano per l’affido.
«Si tratta di una scelta importante per una coppia che, qualora decida di adottare un bimbo, deve presentare la dichiarazione di disponibilità presso il tribunale per i minorenni del proprio territorio. Può essere presentata agli altri tribunali per i minorenni italiani dandone però comunicazione a quello del proprio territorio», spiega la De Gerolamo.
«Secondo la nostra ventennale esperienza sul campo (l’associazione infatti è nata nel 2002 ed è costituita prevalentemente da volontari) molte famiglie decidono dopo una serie di corsi di trasformarsi in un punto di riferimento per i minori, trascendendo il singolo desiderio di maternità e paternità, ma creando un rapporto con i piccoli che li rende delle figure a sostegno della famiglia biologica».
L’obiettivo dell’associazione è quello di promuovere la cultura della solidarietà e dell’accoglienza, mettendo al centro la famiglia come soggetto di volontariato e sostenendo il diritto alla famiglia e all’essere figlio secondo il principio di sussidiarietà a favore dei soggetti più deboli della società. «Al momento abbiamo iniziato un corso online con 8 coppie e con mia grande sorpresa le richieste sono in crescita. Chiunque può rilasciare la propria disponibilità all’accoglienza tramite i servizi o le associazioni. (Qui tutte le info). Le forme dell’accoglienza, infatti, sono tante – spiega la responsabile – se il desiderio è di tipo adottivo devono chiedere al tribunale e c’è tutto un iter legislativo e burocratico che non porta via più di due anni di tempo. L’adozione è quindi un percorso strutturato, diverso invece è l’affidamento familiare, dove si contano molti più orfani di genitori vivi perché ci sono casi in cui i minori non possono stare in famiglia e vengono allontanati dal nucleo familiare quando si verificano situazioni di grave pregiudizio (basti pensare a violenza domestica, promiscuità, incuria, tossicodipendenza o detenzione del genitore etc.).
L’affido familiare è un’esperienza totalizzante che può durare al massimo 2 anni e si tratta fondamentalmente di un supporto alla famiglia d’origine. «In genere in percentuale su 10 coppie 7 chiedono l’adozione e solo 3 l’affido anche se stiamo continuamente notando una crescita delle richieste. La nostra associazione – sottolinea – fa un grande lavoro di controproposta e di formazione perché l’affido prevede delle responsabilità genitoriali più profonde. La prima cosa che noi facciamo con il percorso è aiutare e orientare chi attraverso i servizi e il tribunale viene direzionato a questo tipo di attività. La coppia o il single fornisce un suo profilo, poi si passa all’autovalutazione in modo da modulare il singolo progetto di famiglia che si ha in mente. E questo tipo di prassi ci permette di vivere storie stupende. Ieri per esempio una coppia, a seguito di un’esperienza di affiancamento di minori col centro socioeducativo per adolescenti nata dalla rete Born building for teens, ci ha comunicato di aver già allargato la sua disposizione chiedendo di adottare un ragazzo. Trattasi di una coppia giovanissima (35-36 anni) che se prima voleva solo bimbi piccoli, dopo il confronto con i ragazzi ha cambiato idea chiedendo di occuparsi di un minore più grande. Se possiamo fare una richiesta alle istituzioni – conclude De Gerolamo – qui in Puglia, vorremmo che dal punto di vista legislativo ci sia un sostegno maggiore alle associazioni riconoscendo il loro ruolo anche dal punto vista monetario, perché lo ricordo, le associazioni lavorano a titolo gratuito. Comunque siamo soddisfatti del nostro operato e ci teniamo a sottolineare che, ancora oggi, il canale che funziona di più è quello del passaparola tra le famiglie perché solo così il nostro lavoro arriva alla pancia delle persone. Insomma la testimonianza è fondamentale come lo è il vissuto che, se percepito in modo positivo, giova ai piccoli e alle future famiglie».