La popolazione invecchia: ricadute sul lavoro e sul sistema sanitario
In Puglia la popolazione invecchia e questo ha ricadute sensibili sul lavoro, sulla previdenza e sul
sistema socio-sanitario. Un quadro aggiornato della involuzione demografica della regione e dei
suoi effetti sul sistema sanitario regionale è offerto dalle note tecniche elaborate dall’Ipres
(istituto regionale di ricerca sulle politiche economiche e sociali) sulla base di dati Istat. La ricerca è
a cura di Nunzio Mastrorocco e Vincenzo Santandrea (in allegato il testo con le relative tabelle).
Le previsioni non sono confortanti: 700mila residenti in meno fino al 2050, ma il calo di
popolazione residente tende a raddoppiare (1,4 milioni in meno) entro il 2070. In pratica, è stato
stimato che nel 2050 ci saranno in Puglia 365 anziani ogni 100 giovanissimi, il doppio nel 2070.
Inevitabili le ricadute sulla organizzazione sanitaria: secondo le previsioni statistiche, la
progressione degli over64 in “cattiva salute” sarà faticosamente sostenibile.
Evoluzioni strutturali della popolazione
Gli ultimi 40 anni, anche per la Puglia, hanno rappresentato un notevole
cambiamento demografico in termini strutturali. Le piramidi della popolazione del
1982 e 2022 mostrano chiaramente come e quanto nei primi anni Ottanta dello scorso
secolo le classi più giovani ‘sostenessero’ bene le classi mature e senili; oggi, di contro,
la tradizionale struttura piramidale ha assunto la cosiddetta forma a ‘salvadanaio’ dove
il processo di invecchiamento in atto determina un chiaro sopravanzamento degli adulti
e anziani sulle classi infantili e giovanili.
Fig. 1 – Piramidi della popolazione, Puglia. Valori al 1° gennaio. Anni 1982, 2022.
Fonte: ISTAT. Elaborazioni IPRES (2022).
Entrando nello specifico della struttura demografica è importante evidenziare che
in 4 decenni la classe 0-3 anni ha perso circa 130 mila unità; se nel 1982 il peso relativo
di questa fascia demografica era pari al 6,2% del totale, oggi è del 2,8% con un calo
relativo di 1,7 punti percentuali rispetto all’inizio del millennio. L’andamento è
tendenzialmente il medesimo se si osservano le classi 0-5 e 0-14 anni, nel loro
complesso.
La classe 15-39 anni flette di circa 370 mila soggetti e l’unica fascia demografica che
segna un incremento è quella adulta; essa da un milione di individui aumenta di oltre
430 mila unità con una delta positivo di circa un punto percentuale dal 2002 ad oggi.
Dopo i 65 anni tutte le classi qui osservate mostrano un chiaro incremento: i 65-74enni
aumentano di 200 mila unità; i 75-84enni si triplicano (da 117 e 314 mila). I ‘grandi
vecchi’ fanno registrare la maggiore crescita relativa nel corso degli ultimi decenni:
+8,5% tra il 1982 e il 2002 e +5,3% tra il 2002 e il 2022.
In totale la popolazione pugliese cresce dal 1982 ad oggi di appena 40 mila individui,
ma tale incremento è funzione di un chiaro calo della mortalità più che di un effettivo
aumento della natalità.
La tabella 2 mostra le variazioni percentuali interperiodiche che hanno caratterizzato
le diverse classi della popolazione; in generale la fine degli anni Novanta e i primi anni
del secolo attestano chiaramente il consolidamento del processo di invecchiamento
della popolazione allorquando sono gli anni in cui si registra un rapido e marcato calo
della natalità. Il confronto tra Puglia e Italia (fig. 2) nelle variazioni relative della
popolazione a ridosso dei 4 decenni qui osservati mostra un chiaro primato regionale
rispetto alla media nazionale in tutte le classi senili; gli over 85 anni in Puglia aumentano
del 454% a fronte del 397% osservato mediamente in Italia. Diametralmente opposta
è la lettura del dato relativo alle fasce demografiche giovanili: gli 0-3 anni in Puglia
flettono di oltre il 50% a fronte di un delta negativo nazionale di -35%. Il fenomeno,
nel suo complesso è anche corroborato dalla maggiore presenza straniera residente
nelle regioni centro-settentrionali che evidentemente attutiscono il processo di
invecchiamento della popolazione in queste aree e contribuiscono ad un
ringiovanimento demografico mediante la propria curva di natalità (sebbene anch’essa
oggi in fase discendente rispetto al passato).
Osservando le serie storiche della popolazione regionale e di due importanti indici di
struttura è possibile evidenziare chiaramente le dinamiche che stanno caratterizzando
la demografia della Puglia a partire dal 1982. Il processo di invecchiamento è
marcatamente esponenziale: il rapporto tra la fascia over 64 anni e la fascia under 15
anni evidenzia che nel 1982 si registravano 40 anziani ogni 100 giovanissimi, oggi se ne
rilevano 187 ogni 100 residenti tra 0 e 14 anni.
Un indicatore particolarmente importante per le informazioni che riesce a fornire è
l’indice di dipendenza o di carico sociale; esso ha una notevole rilevanza economica e
sociale. Il numeratore è composto dalla popolazione che, a causa dell’età, si ritiene
essere non autonoma – cioè dipendente – e il denominatore dalla fascia di popolazione
che, essendo in attività, dovrebbe provvedere al suo sostentamento. E’ un indicatore
che risente della struttura economica della popolazione: ad esempio, in società con una
importante componente agricola i soggetti molto giovani o anziani non possono essere
considerati economicamente o socialmente dipendenti dagli adulti; al contrario, nelle
strutture più avanzate, una parte degli individui considerati nell’indice al denominatore
sono in realtà dipendenti in quanto studenti o disoccupati. Tanto premesso, si registra
una certa costanza nella sua serie storica; nel 1982 si osservavano 59 ‘inattivi’ per 100
‘attivi’, oggi il rapporto è di 55 a 100. Quello che è cambiato è la composizione del
numeratore allorquando in maniera proporzionalmente inversa si sono ridotti i
giovanissimi a favore della classe senile.
Da una analisi comparativa con il contesto nazionale si evince chiaramente che
sebbene nel tempo gli indicatori di struttura della Puglia rispetto all’Italia abbiano
registrato una forbice, gli ultimi anni mostrano un perfetto allineamento tra la regione
e il Paese nel suo complesso; questo avviene non solo negli indici di vecchiaia ma anche
in quelli di dipendenza sociale (totale e degli anziani).
Si sono applicati queste previsioni della popolazione alle persone anziane in cattiva
salute. La stima è stata effettuata considerando il valore medio del triennio del tasso di
persone anziane in cattiva salute per il periodo 2017-2019, rilevato dall’Istat. Non si è
utilizzato il 2020 in considerazione della particolarità di questo anno caratterizzato dalla
situazione pandemica provocata dal COVID 19.
Il tasso medio del triennio 2017-2019 è stato calcolato per genere e per le due classi
di età over 64 anni e over 75 anni.
Qualche considerazione conclusiva
Al pari delle popolazioni avanzate ed occidentali anche l’Italia sta registrando forti
criticità nel proprio modello di sviluppo demografico. I recenti dati Istat (2022)
attestano ancora una volta una marcata flessione della popolazione per effetto
congiunto di due dinamiche demografiche correlate: ai bassi livelli di fecondità e
natalità si contrappone un elevato processo di invecchiamento ormai strutturale in tutte
le aree del Paese.
Anche la Puglia è interessata dai trend in atto caratterizzati da bassa natalità e
accelerazione nel processo di invecchiamento: i dati attestano una popolazione in calo,
con una perdita – dall’inizio del secolo – di oltre 100 mila residenti, assestandosi oggi
a 3 milioni e 912 mila unità.
Critiche sono le prospettive in funzione del carico sociale che questi trend avranno
nell’immediato futuro sui sistemi pensionistico e socio-sanitario; se nel 1982 si
registrava un anziano ogni 10 residenti, oggi il rapporto è di 1 a 4 e per metà secolo si
sfiorerà una relazione di 4 su 10. Per la prima volta nella sua storia, nei prossimi
decenni l’indice di dipendenza sociale porterà in equilibrio gli ‘inattivi’ e gli ‘attivi’
andando a raggiugere quote prossime alla parità, ovvero, ben lontane dagli attuali valori
che segnano un rapporto di circo di un ‘inattivo’ ogni 2 ‘attivi’.
Tanto premesso è chiaro quanto la dinamica demografica dei prossimi due decenni
avrà effetti importanti su diversi aspetti del sistema socio-sanitario regionale. In questa
nota si sono effettuati due semplici esercizi di stima dei soli effetti demografici, a parità
di ogni altra condizione, sulle persone anziane in condizioni di cattiva salute e sugli “ospiti dei
presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari” nel 2030 e nel 2040, utilizzando i dati
della previsione della popolazione dell’Istat.
Con riferimento al primo ambito, le stime rilevano un incremento di circa 46.000
anziani over 64 anni in condizioni di cattiva salute tra il 2022 e il 2040, per la maggior
parte da attribuire alla classe di età più anziana over 74 anni.
Con riferimento al secondo ambito, le stime mostrano un incremento di 4.040
persone “ospiti dei presidi residenziali” nel periodo 2018-2040, per la maggior parte da
attribuire alla classe di età più anziana over 74 anni anche in questo caso.
Naturalmente, i risultati finali possono modificarsi in presenza di un miglioramento
delle condizioni di ‘cattiva salute’ degli over 64 anni dovuti all’evoluzione di tutti quegli
strumenti di prevenzione e di evoluzione della medicina.
Tuttavia, in assenza di una riduzione del tasso di popolazione anziana in condizioni
di cattiva salute e del tasso di ospiti non autosufficienti nei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, predomineranno i soli effetti demografici con un carico
importante sul sistema socio sanitario regionale.