I dettagli della ricerca fatta su un campione di ragazzi, distinti in fascia di età e titolo di studio

Neet, oggetto di ricerca dell’Unione Sindacale Cisl. Prospettive e disagi per i giovani che non studiano e non lavorano, ieri mattina, se ne è parlato a Bari, all’Università Aldo Moro. Puglia for family in questi mesi ha dato ampio spazio alla questione, anche raccogliendo testimonianze e storie.

Quello del sindacato invece è un vero e proprio studio scientifico e trovare soluzioni è stato il principale obiettivo della ricerca «Cisl Puglia e fenomeno Neet. Quali azioni?», voluta dall’Unione sindacale Cisl della Puglia e affidata all’università Aldo Moro di Bari, in particolare ad Alberto Fornasari e Matteo Conte.

Lo studio è stato condotto su un campione di dirigenti e iscritti al sindacato, così come su ragazzi distinti per età (15-19, 20-24, 25-29) e per titolo di studio. I risultati sono stati presentati nell’aula magna dell’università, alla presenza, fra gli altri, del segretario confederale della Cisl Giulio Romani, del segretario generale di Cisl Puglia Antonio Castellucci, del rettore di Uniba Stefano Bronzini, dell’assessore alla Formazione della Regione Puglia Sebastiano Leo, e di quello allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci.

Dalla ricerca emerge che, secondo gli iscritti alla Cisl, il fenomeno dei Neet dipende dalle difficoltà di natura scolastica e formativa (24,2%), di tipo lavorativo (23,5%), familiari (17,4%), dalla demotivazione e dal disorientamento (13,4%), da problemi economici (1,5%) e di socializzazione 1,5%). Per l’80% del campione il sindacato può incidere sul fenomeno rilanciando il territorio e ascoltando e orientando i giovani attraverso gli sportelli lavoro, ritenuti utili dal 69,8%. Lo studio evidenzia anche tre proposte concrete: attuazione di corsi di formazione interni al sindacato, maggiore strutturazione degli sportelli lavoro e implementazione delle attività di orientamento.

 «Per analizzare e contrastare il fenomeno Neet con questo studio arriva la conferma che c’è necessità di un tavolo istituzionale per affrontare obiettivi precisi, sapendo verso quale orizzonte tendere per muoversi insieme nel mondo del lavoro e della formazione (università, scuola e centri di formazione), dei distretti produttivi, delle piccole e medie imprese, recuperando un’idea di sviluppo che porti con sé il valore di sostenibilità tout court: economica, abitativa e sociale. Importanti per la Cisl Puglia sono gli Sportelli lavoro istituiti, in sinergia con le federazioni e Cisl Territoriali, per offrire un ulteriore servizio di orientamento per accompagnare giovani, donne, uomini nella compilazione dei CV, informazioni su politiche attive e passive del lavoro, provando ad evitare di farli sentire abbandonati a sé stessi», ha affermato nell’ambito del convegno,  Antonio Castellucci Segretario della Cisl regionale.

Uno delle questioni secondo la Cisl è che molto spesso le imprese che sono andate in crisi e hanno chiuso sono le medio – piccole e «sono realtà nelle quali c’è tutta l’opacità e il grigio possibile». In sintesi c’è facilità nel licenziamento, poche competenze richieste, lavoro nero.

«Se vogliamo dare opportunità di lavoro serie ai cittadini occorre riformare le politiche industriali di questo Paese. Questo fenomeno non è stato gestito negli ultimi trent’anni». Lo ha detto il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani, a margine della presentazione dello studio «Cisl Puglia e fenomeno neet. Quali azioni?», organizzato a Bari.
«Siamo andati avanti con l’idea che il piccolo sia bello – ha aggiunto – ma nel piccolo si annida una quantità di opacità che sta sommergendo e schiacciando la nostra economia». Secondo Romani, «se non si affronta il tema in termini di patto sociale per la ricostruzione dell’economia del Paese, a partire dalle politiche industriali, i singoli interventi possono sanare alcune situazioni locali e contingenti, ma difficilmente hanno la possibilità di effettuare una sanatoria complessiva di un fenomeno che si sta allargando e porta tante persone a cercare opportunità altrove».

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