Nei numerosissimi colloqui avuti con donne incinta che erano in dubbio se portare avanti o no la gravidanza, le difficoltà e, conseguentemente i bisogni che più di frequente sono emersi sono stati i seguenti:
- economici, abitativi;
- mancanza di aiuti familiari per l’accudimento del bambino dopo il parto;
- precarietà del lavoro;
- non condivisione del partner a portare avanti la gravidanza;
- esigenza soprattutto per le minorenni di allontanarsi dalla casa dei genitori che ostacolavano la scelta di portare avanti la gravidanza;
- timore che l’arrivo di un altro figlio potesse far crollare un equilibrio di coppia e familiare già precario;
- timore di problemi di salute, soprattutto genetici, che potessero causare disabilità, anche lievi,nel nascituro;
- motivi futili quali dover spostare o rinunciare a un viaggio già programmato.
Le situazioni rappresentate richiedono risposte istituzionali e non che abbiamo sempre cercato di stimolare implementare e promuovere:
Rispetto ai Comuni che sono l’interlocutore pubblico più vicino al cittadino abbiamo accompagnato e supportato la donna in modo che si rivolgesse al servizio competente per ottenere:
informazioni sui benefici economici e non spettanti durante la gravidanza e dopo la nascita e fare le conseguenti istanze;
l’inserimento, con priorità, nelle graduatorie per l’ottenimento di un alloggio popolare o di un lavoro;
l’ospitalità presso centri di accoglienza unitamente, in alcuni casi, al partner ed agli altri figli in modo da salvaguardare l’unità familiare;
la fruizione dei servizi messi a disposizione dai centri per le famiglie.
Con le associazioni pro- life presenti sul territorio abbiamo condiviso campagne promozionali a favore della vita e progetti di sostegno concreto alle donne gravide in difficoltà:
incontri di mutuo- auto-aiuto;
contributi economici durante la gravidanza;
corredino;
gratuità delle prestazioni ginecologiche erogate da ginecologi volontari;
sostegno alle famiglie di origine in caso di minorenni gravide e supporto al padre perché si coinvolgesse nelle scelta troppo spesso presa dalla madre in assoluta solitudine;
ospitalità in famiglie facenti parte delle associazioni sia durante la gravidanza che nel post nascita.
In questi percorsi di accompagnamento si è rivelato di fondamentale rilevanza l’uso dell’ecografia.
Si è potuto osservare che in molte situazioni è stato sufficiente che la donna sentisse il battito della creatura che porta in grembo per indurla a cambiare decisione o comunque ad avviare una riflessione attenta e profonda.
C’è, però, da fare attenzione a derive di stampo eugenetico delle diagnosi prenatali alle quali può portare l’enfatizzazione di patologie anche non gravi dell’embrione che ,forse dettata dal timore di rischi medico -legali, allarma a volte esageratamente la donna indirizzandola a scelte estreme e spesso senza ritorno.
CRITICITA’ RILEVATE:
- la lettura e la comprensione del fenomeno” ricorso all’ivg” (interruzione volontaria della gravidanza) devono diventare meno empiriche, più sistematiche e costantemente monitorate ed aggiornate.
A tal fine uno strumento utile sarebbe sicuramente l’istituzione di Osservatori ad hoc a livello provinciale e regionale;
b) la rete di servizi socio-sanitari integrati tra loro che mettano al centro la donna e il suo bambino con l’obiettivo primario di tutelarne la vita che si è rivelata di estrema importanza, nella nostra realtà territoriale, è presente solo a macchia di leopardo.
Nell’operato dei consultori familiari si assiste al rischio di una “sanitarizzazione” della problematica a scapito di un affronto olistico della stessa che non tralasci fattori importanti quali quello psicologico e familiare.
Per la donna gravida indecisa e in difficoltà l’intesa e l’empatia che si stabiliscono con l’operatore sono spesso decisive per cui è importante che l’operatore, oltre ad essere dotato della necessaria competenza e professionalità, sia fortemente motivato e cosciente che da lui può dipendere la vita di una persona che è un dono “unico e irripetibile”.
Da questo consegue una grande responsabilità per l’operatore che non può lavorare da solo ma ha bisogno di percorsi di formazione continua, accompagnamento e supervisione, nonché di essere inserito in una dinamica di confronto continuo con le altre professionalità presenti e anche con operatori del terzo settore;
c) la sinergia tra pubblico e privato sociale, anch’essa rientrante nella metodologia stabilita dalla legge quadro 328/2000, che abbiamo sperimentato come preziosa in tante situazioni, nel nostro territorio, non si sostanzia nella co-programmazione e co-progettazione che sono gli strumenti per realizzare una governance condivisa, ma si riduce spesso alla mera esternalizzazione della gestione dei servizi all’ente no profit;
d) campagne e task force per educare alla natalità:
le leggi sui consultori e sull’ivg sono state emanate in un periodo storico e in un contesto di boom delle nascite e, quindi, con l’esigenza di limitare le nascite promuovendo e incentivando la contraccezione.
Oggi ci ritroviamo in una situazione con esigenze diametralmente opposte:
la denatalità che vede l’Italia ai primi posti nelle classifiche internazionali come paese a crescita zero.
La popolazione italiana è, quindi, a rischio di estinzione e, conseguentemente, la preoccupazione è opposta a quella degli anni Settanta, Il bisogno è ripopolare l’Italia aumentando il numero delle nascite con politiche demografiche e socio-politiche realmente pro-life e sostegni di variegata natura alle coppie perché siano aiutate a desiderare e a generare figli.
dott. Donato Dellino già dirigente ginecologo ospedale “San Paolo” di Bari e responsabile “Medicina e persona” di Bari
dott.ssa Rosanna Lallone già dirigente servizi sociali Provincia e Città’ metropolitana di Bari, componente Comitato scientifico Csv “San Nicola” di Bari