Quando le famiglie si associano e le aziende rispondono

«Non abbiate paura: nella disabilità c’è tanta fatica, ma anche grandi gioie», a parlare è Silvana S. madre di Francesca, giovane donna di 26 anni nata prematura e con la sindrome di Down, condizione che non le impedisce di lavorare, occuparsi di se stessa, avere degli amici, splendere nei suoi sorrisi.

Questa è una storia all’incontrario, una storia di buone prassi che dovrebbero diffondersi in tutta Italia: al centro c’è la disabilità, una famiglia che accoglie e fa rete con le altre e una grande azienda con un marchio internazionale che l’ha assunta. 

Francesca è nata ad Acquaviva delle Fonti, paese in provincia di Bari, al settimo mese di gestazione, sua madre neanche sapeva che avrebbe dovuto affrontare la disabilità quando l’ha vista per la prima volta.

«Per sei anni abbiamo vissuto ad Acquaviva delle Fonti ed eravamo seguiti egregiamente dall’Asl: facevamo una visita neuropsichiatrica ogni mese, Francesca veniva controllata da una équipe. Poi abbiamo deciso di trasferirci in un paese in provincia di Torino. Il lavoro ci ha portato al Nord e qui abbiamo trovato altre famiglie, ci siamo uniti in associazione. La nostra organizzazione, che si occupa di disabilità, è diventata una cooperativa che mette al centro il lavoro e le autonomie. Oggi esiste Vale un sogno 2 (il nome della coop) e la nostra Francesca è fiorita, ancora di più», dice Silvana S.

La rete di famiglie con esigenze simili è riuscita ad incontrarsi una volta a settimana, i bimbi sono divenuti ragazzi e poi giovani adulti e sono diventati amici. Prima si è cominciato organizzando attività diverse, anche ludiche, poi si è cercato l’inserimento nel mondo del lavoro.  

«Mia figlia ogni mattina si alza alle 6.15, si veste e si lava da sola – dice la madre – prende tre pullman per raggiungere il posto di lavoro. E’ autonoma. Fa tutto da sola». A chi si chiede se sia difficile per un diversamente abile trovare lavoro ci ha pensato un grosso gruppo imprenditoriale francese, che ha sedi in tutta Italia, a dare la risposta accogliendo la richiesta della cooperativa e formando i dipendenti. Sì proprio così, un piccolo miracolo, che il grande brand ha realizzato.

Oggi l’obiettivo è la vita autonoma. La cooperativa ha già iniziato a fare piccoli esperimenti: i ragazzi passano qualche giorno lontani da casa con un educatore, coordinato da uno psicologo, poi sono riusciti anche a trascorrere lunghi weekend da soli. «Stiamo preparando un appartamento per la nostra piccola donna – conclude Silvana – il nostro obiettivo ora è la sua autonomia. A chi si trova un figlio con disabilità io dico solo di non preoccuparsi, ma solo di lavorare tanto e molto. C’è tanta gioia che la vita ci riserva».

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