La storia di Gisella e del suo bimbo, dalla sala parto alle sue braccia

Sono Gisella C. e sono mamma adottiva di F., felice madre adottiva di un bambino speciale che ora ha 7 anni e che ci è stato affidato quando aveva solo pochi giorni.

La mia esperienza di adozione comincia nel momento in cui scopro, insieme a mio marito, che non sarei mai diventata mamma in modo naturale: ricordo ancora il dolore intimo, profondo e muto che ho sentito dentro, nel momento in cui i medici ci hanno messo dinanzi la verità della nostra sterilità di coppia. Ricordo altrettanto bene il senso di vuoto che ho provato e quella domanda, quel «Perché a me?» a cui in quel momento non riuscivo a trovare risposta. Ricordo un raggio di luce in quel turbinio di dolore, di rabbia, di incredulità, una nuova prospettiva, una proposta di senso a quel dolore, cioè le parole di una lungimirante ginecologa, inconsapevole (forse) strumento di un bellissimo progetto che stava per realizzarsi. Fu proprio lei a dirmi che si può essere genitori in tanti modi e che la genitorialità non è solo quella biologica. E così io e mio marito, con tanta fatica, abbiamo elaborato ciò che ci stava accadendo e abbiamo cominciato a confrontarci su un tema che abbiamo scoperto avere dentro di noi da sempre: l’adozione. Abbiamo capito che il nostro progetto di genitorialità era l’adozione. Il 30 dicembre 2013 abbiamo presentato presso il Tribunale dei Minori la nostra domanda di disponibilità all’adozione. Da quel momento sapevamo di essere fertili, con tanta emozione ci definivamo «incinti».

In verità, ad essere incinta era la mamma biologica di nostro figlio F. Sì, perché calcolando a ritroso i tempi di gestazione della mamma di F. abbiamo scoperto che, nel periodo in cui noi abbiamo presentato domanda di disponibilità all’adozione, nostro figlio F. era stato chiamato alla vita dalla sua mamma e dal suo papà biologici. Sono stati per me e mio marito mesi di attesa, durante i quali ci siamo immaginati nostro figlio, abbiamo progettato la nostra vita di famiglia, intanto nostro figlio si formava e cresceva protetto e amato nel grembo della sua mamma biologica, la prima mamma, l’unica che poteva dargli la vita e che ha coraggiosamente scelto di portare avanti la gestazione di questo bambino.

Nel settembre del 2014, la mamma di F. partorisce in ospedale e compie una meravigliosa scelta d’amore nei confronti di suo figlio: partorisce in anonimato, non riconoscendo quel bambino ma scegliendo di donarlo a chi avrebbe potuto crescerlo con altrettanto amore. In quegli stessi giorni, io e mio marito sosteniamo l’ultimo colloquio con i giudici onorari del Tribunale: nostro figlio era appena nato e aveva urgente bisogno di una famiglia, della sua famiglia, ma noi ancora non sapevamo nulla, né potevamo immaginare che eravamo stati abbinati al piccolo F., partorito e non riconosciuto dalla sua mamma e affidato alle cure e alle attenzioni di medici e infermieri dell’ospedale in cui la sua mamma lo aveva dato alla luce.

A metà ottobre il Tribunale ci ha comunicato l’abbinamento con il piccolo F. che abbiamo conosciuto in ospedale e di cui ci siamo subito innamorati. Inutile dire che F. ci ha sconvolto l’esistenza ma ci ha fa fare continuamente esperienza della bellezza dell’accoglienza della vita. Ora F. ha 7 anni, è un bambino straordinariamente intelligente, ha una sensibilità spiccatissima, una gioia di vivere innata e un meraviglioso attaccamento alla vita. A noi il piccolo F. insegna continuamente lo stupore di sapersi amato dalla sua mamma di pancia, la mamma che lo ha amato a tal punto da scegliere di affidare il frutto del suo grembo a un’altra mamma e a un altro papà. Cosa sarebbe stato se quella donna avesse fatto una scelta una scelta diversa? F. non sarebbe mai nato e non avrebbe arricchito la vita di tante persone, della sua famiglia, dei suoi compagni di classe e delle sue insegnanti.

F. è consapevole della sua storia, delle sue origini e, per questo, riconoscente, insieme a noi, sua mamma e suo papà di cuore, verso quella donna tanto familiare quanto sconosciuta che lo ha amorevolmente fatto nascere: è grazie a questo bellissimo atto d’amore di una mamma che io e mio figlio ci siamo incontrati.

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