L’intervista alla coordinatrice della strutture: piccole storie di speranze

Come si svolgono le giornate all’interno di un centro socioeducativo diurno? A raccontarlo a Puglia for family è l’educatrice Jacqueline Pinto, 44 anni, nata a Como, ma originaria della nostra regione che da sei anni coordina il centro diurno “I ragazzi di Don Bosco”, parte di una cooperativa laica che collabora con i sacerdoti salesiani “Il sogno di Don Bosco” e che si occupa di dare sostegno a quanti ne hanno necessità.

«Ho iniziato il mio percorso come educatrice a Bari dove mi sono laureata Puglia è laureata in Scienze dell’educazione e ho perfezionato i miei studi a Firenze dove ho preso una specializzazione in Pedagogia clinica e ho avuto le mie prime esperienze come coordinatrice di una comunità psichiatriche. – dice la coordinatrice Pinto – Al Redentore sono arrivata nel 2016 e da allora la mia vita è cambiata. Allora ero una giovane mamma che si è trovata a gestire trenta bambini lavorando in collaborazione coi servizi sociali, avendo in custodia un numero ristretto di minori»

 «Gli ultimi anni della pandemia che hanno stravolto il mondo, la sua economia e cambiato gli animi umani hanno ancor più inciso in una struttura come quella dei salesiani: «Il periodo del Covid ci ha cambiati, le persone adesso hanno molta più voglia di parlare – continua l’educatrice – e questo lo vedo nei ragazzi più piccoli: molti di loro vengono da situazioni familiari difficili, ma quando arrivano da noi non vogliono più andare via. Alcuni di loro partecipano anche alle attività domenicali».  Nel gruppo infatti ci sono giovani per lo più sotto i diciassette anni, i giovani sono divisi in tre fasce d’età dai 3 agli 8 anni, età media e adolescenti, vengono principalmente da contesti difficili dove uno dei genitori è in carcere o sono le seconde o terze generazioni di famiglie straniere.

Tra questi casi difficili c’è anche qualche episodio di riscatto, è la storia di un giovane la cui famiglia proviene dalla Nigeria, il padre costretto a fare mille lavori non riesce a seguire il figlio nello studio e il ragazzo perde un anno a scuola dove viene malvisto dai suoi professori, ma «da quando frequenta la nostra cooperativa  – prosegue Jaqueline – le cose vanno meglio: ha cambiato scuola e i suoi voti sono migliorati, lo abbiamo fatto iscrivere anche ad una scuola per arbitri e, se tutto va bene, arbitrerà la sua prima partita presto»

I giovani vengono seguiti da una equipe composta da tre educatori, un animatore, una psicologa e i tirocinanti dalle facoltà di Scienze umane o Scienze sociali, «Senza una equipe valida non saremmo mai andati da nessuna parte, siamo molto grati anche ai servizi sociali con cui cooperiamo attivamente ogni giorno – continua Jacqueline Pinto -. Il nostro scopo è portare fuori i ragazzi dal Libertà per dare loro la possibilità   di rientrare nel quartiere avendo fatto esperienza di quanto c’è fuori quindi essendo capaci di fare scelte sane, diverse dalla cultura dominante che vige nel quartiere».

I giovani del Redentore vengono coinvolti in molteplici attività tra cui: un workshop teatrale dove vengono seguiti dall’attore barese Dante Marmone (Mio cognato, Focaccia blues), laboratori artistici dove imparano a utilizzare strumenti realizzando installazioni elettriche, infine sono attivi altri incontri dove i ragazzi sono orientati al lavoro dove hanno la possibilità di cimentarsi in prima persona nelle sedi di piccoli artigiani locali dove possono apprendere le prime basi dei mestieri.

In questo periodo di rincari generali la cooperativa fa un uso massivo del lavoro di rete, grazie a cui riesce a trovare nuove opportunità: «Il centro sportivo Palamartino di Bari cerca una struttura per organizzare dei corsi? Io propongo la nostra sede così i ragazzi hanno un corso gratuito a cui partecipare. Mettendosi alla ricerca c’è la possibilità di trovare molte opportunità».

Condividi Articolo