In Italia sono oltre 3 mln le persone che hanno problemi con il cibo

In Italia sono oltre tre milioni le persone che hanno problemi di peso, cibo e immagine corporea e, se non opportunatamente trattati, questi problemi possono trasformarsi in disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Questi disturbi si manifestano non solo negli adulti, ma anche nei giovani e giovanissimi, con esordi in età sempre più precoci, ma non è sempre semplice riconoscerli e, per le persone colpite, chiedere aiuto. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, anoressia e bulimia sono infatti la prima causa di morte per malattia tra i 12 e i 25 anni.

A tal proposito scrive allo Sportello un papà pugliese che chiede di sensibilizzare la popolazione su questa tematica. Ecco la sua lettera.

«La pandemia ha creato tanti danni e ha colpito maggiormente i giovani, ma ne ha aggravati di altri. Voglio accendere un faro sulla bulimia e sull’anoressia giovanile, una piaga silenziosa che affligge i nostri ragazzi e le loro famiglie. circa il,problema tanto triste che colpisce ed affligge i nostri giovani. Sono un padre la cui figlia è stata colpita da questo disagio-malattia dall’età di undici/dodici anni. Purtroppo, causa l’ignoranza e l’assoluta mancanza di esperienza, questo disagio lo si interpretava come rifiuto del cibo per non ingrassare e sentirsi benaccetti dai compagni», spiega l’uomo.

«Purtroppo, nessuno ci dava aiuto o suggerimenti. Anzi, venivamo più volte accusati di non saper impartire una buona educazione a nostra figlia. E ci domandavamo perché succedeva questo? La situazione si è sempre più aggravata finché, a seguito di un ricovero d’urgenza presso il Giovanni XXIII con mia figlia in stato quasi di coma, uno psichiatra di servizio l’ha sottoposta ad un’alimentazione forzata con flebo. Solo così siamo riuscita a salvarla. Grazie al ricovero di mia figlia abbiamo conosciuto questa malattia ed è iniziato un nuovo calvario alla ricerca di un medico specializzato che la curasse e le facesse superare il disagio nel quale era sprofondata. E noi genitori, insieme a lei!».

«Oggi – conclude questo papà – possiamo dire che il “problema è stato superato” e la vita è tornata a scorrere normalmente. Ma mi piacerebbe che altri genitori non si sentissero così soli quando scoprono che i loro figli sono affetti da questo tipo di malattia. Mi piacerebbe che in Puglia si facesse più informazione in tal senso, per questo vi scrivo: per trasferire questa mia esperienza di vita ad altri genitori suggerendo loro come affrontare il problema».

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