L’esperienza di Anffas Altamura. L’esperimento del tutoraggio

“Siamo pronti a inserire i nostri ragazzi nel mondo del lavoro, ma lo è la società attorno a noi?”. A parlare è Anna Pappalardo, presidente dell’Anffas Altamura che, da venti anni, opera sul territorio in una struttura che ospita tantissimi ragazzi e giovani adulti con disabilità.

“Qualche anno fa, cogliendo l’opportunità di Garanzia Giovani siamo riusciti a collocare un nostro ragazzo G. in una azienda. Per lui l’esperienza fu bellissima. – dice Anna Pappalardo – Dava un senso alle sue capacità, si sentiva vivo. Inoltre l’azienda usufruiva di un lavoratore con disabilità e delle agevolazioni che sono previste in questo caso. Ma finita Garanzia Giovani è finita l’esperienza. Niente più lavoro. La stessa cosa era accaduta anni prima: un bel gruppetto di ragazzi ebbe la possibilità di fare un tirocinio presso una azienda della zona. Grande partecipazione. Tanta felicità. Tutti insieme si davano forza. Riuscirono a diventare tanto autonomi da raggiungere il luogo di lavoro senza accompagnamento. Finito il tirocinio niente più, se non la memoria di una esperienza positiva. Concessa in realtà per metà”.  

Una legge – la numero 68 del 1999 – prevede l’assunzione di persone che hanno una percentuale di invalidità, collocabili a seconda della loro funzione. “Ma si ha ancora troppa paura di chi ha una neurodiversità – dice Anna Pappalardo – mentre, nelle migliori delle ipotesi si preferisce chi ha una difficoltà motoria. Ma va bene, ci mancherebbe. Solo che ci troviamo sempre di più ad affrontare questo tipo di pregiudizio. Molti di questi ragazzi invece hanno abilità inesplorate, un autistico per esempio è preciso, meticoloso, a volte vede cose che sfuggono ai più. Inoltre molto spesso i nostri ragazzi si trovano a scontrarsi in un ambiente poco accogliente, vengono bullizzati, presi in giro. È facile dire con le parole che bisogna inserirli nel mondo del lavoro. Ma la società attorno a noi è pronta? Nel nostro caso G. è rimasto molto deluso da quella che gli è apparsa una promessa mancata. Ha pensato che ci fosse in lui qualcosa che non andasse bene. In realtà è il contrario”.

Cambiare la sensibilità di chi ci sta attorno è forse la cosa più difficile da fare, ma se si inizia a scuola tutto può essere più semplice. L’Anffas di Altamura non si arrende e rilancia. Tenta nuove carte: “La nostra idea è quella di avere delle figure professionali che possano accompagnare i nostri ragazzi nel lavoro. Un vero e proprio educatore, una figura professionale che insegni quell’attività al giovane adulto con difficoltà e, dopo un po’, lo renda indipendente. Ci stiamo confrontando con l’Anffas di Cagliari dove già si è iniziato a lavorare in tal senso. Siamo pronti qui, ad Altamura dove le aziende sono tante e le mansioni possono essere diverse per chi ha una neurodiversità, ma abbiamo bisogno di tutor e di una nuova cultura che sia realmente inclusiva”. Per arrivare a questo serve la conoscenza della disabilità. Quanto più se ne parla tanto più diventa naturale l’inclusività. Una legge, pur valida, ancora non basta.

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