Una insegnante barese parla con Pugliaforfamily dei problemi legati alla didattica a distanza
Niente più dad per gli studenti: questa è stata la recente decisione del ministero dell’Istruzione che ha diffuso alle scuole italiane in concomitanza del nuovo anno un vademecum di regole da seguire. Pugliaforfamily.it ha parlato con Terry Marinuzzi per sentire il parere di un esperto sull’argomento. Terry è barese ha 50 anni, è mamma di due bambine, nella vita insegna filosofia ai ragazzi delle scuole superiori e porta avanti con l’associazione di cui è presidente “Scuole diffuse in Puglia” alcune iniziative per diffondere una idea emozionale della scuola basata sugli insegnamenti di Maria Montessori.
La incontriamo in un bar del centro di martedì pomeriggio dove abbiamo appuntamento per un caffè, ci accomodiamo e con il racconto ci trasporta dentro la sua esperienza di docente: «L’apprendimento non è qualcosa di unidirezionale, ruota intorno alla relazione con l’altro ed è più efficace quando avviene a scuola ed in gruppo. La semplice domanda che può partire da uno degli alunni ha il potere di ravvivare l’attenzione di una classe spenta», dice.
«Le mie aule sono estremamente variegate, ho sia lo studente attento che si è già documentato per suo interesse su quello che spiego che quello completamente disinteressato dalla materia – continua Marinuzzi mentre sorride -. Il mio compito come insegnante è avvicinare tutti gli studenti, con la didattica a distanza perdo questa possibilità perché viene ridotta la mia possibilità di emozionare l’alunno facendogli abbassare la soglia d’attenzione cosa che è stata riscontrata anche in quelli più preparati»
Quando le domandiamo cosa pensa della posizione dei fragili nelle scuole e se sia positivo anche per loro l’abolizione della dad ci risponde così: «Fare l’insegnante significa farsi carico del benessere degli studenti, quest’ultimo coinvolge anche quello psicologico. A luglio abbiamo avuto un nuovo picco dei contagi e le scuole erano chiuse. È necessario dare spazio al buon senso e concedere ai ragazzi i loro spazi».
«L’anno scorso il presidente Emiliano ha concesso alle famiglie la possibilità di scegliere se far studiare i propri figli in presenza o in dad, ma non ha risolto il problema – prosegue Terry Marinuzzi -. Molti ragazzi, anche quelli del ceto medio, hanno obbligato i genitori a fargli frequentare la scuola da remoto. La stessa soluzione è stata adottata dalle famiglie non abbienti che, anche da prima del covid. non erano in grado di garantire ai figli un percorso scolastico regolare».
La via di fuga da questo problema per la professoressa Marinuzzi è semplice: «La soluzione è imposta dall’ ordinamento giuridico italiano che ha reso obbligatoria l’istruzione con la legge Coppino. La tecnologia può fornire delle risposte temporanee, ma non sostituirsi all’idea stessa della scuola, per questa ragione la proposta di mettere la dad anche solo il sabato avanzata dai presidi italiani è irricevibile. Il benessere formativo e psicologico dei ragazzi non può essere sacrificato per risparmiare denaro».
La professoressa Marinuzzi, insieme ad altri colleghi ed amici, ha ideato il manifesto di “Scuole diffuse” composto da dieci punti in cui viene descritta la scuola per come la vorrebbero: «Il nostro manifesto si basa su una educazione emozionale ispirato al modello montessoriano: il sabato vorremmo portare i ragazzi a studiare all’aperto o fargli fare attività artistiche come il teatro o gite guidate nella città in compagnia del corpo insegnante».