Nel Mezzogiorno più nascite all’interno del matrimonio e da genitori stranieri
Natalità in negativo anche per il 2022: sono stati pubblicati in uno studio statistico dall’Istat i dati provvisori di gennaio- settembre sui nuovi nati che evidenziano come le nascite siano circa 6mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2021, anno in cui i nati sono scesi a 400.249, facendo registrare un calo dell’1,1% sull’anno precedente (-4.643).
Crolla anche il numero dei primi figli, infatti nel 2021 i primogeniti ammontavano a 186.485, il 46,6% del totale dei nati, il dato risulta in fase di calo dal 2008 il valore stimato è il sono il 2,9% in meno sul 2020 (-5mila) e il 34,5% in meno sul 2008.
I dati di minore denatalità si registrano nelle Isole (-28,2% per il totale dei nati e -29,8% sul primo ordine) soprattutto per le nascite della Sicilia (-25,3% sul totale e -27,0% per i primi figli). In tutte le regioni la denatalità dei primi figli è maggiore di quella complessiva, ad eccezione di Molise, Puglia e Sardegna.
Risultano in aumento nel 2022 i nati ei nati fuori dal matrimonio: sono 159mila nel 2021 (+14 mila nell’ultimo anno, +47 mila dal 2008), pari al 39,9% del totale (35,8% nel 2020). Le nascite fuori dal matrimonio sono più frequenti nel Centro (46%) mentre nel Mezzogiorno la quota è inferiore (34,8% nel 2021) ma suo il ritmo di incremento è più rapido e sta riducendo i differenziali con le altre ripartizioni.
Tra le regioni del Centro con maggiori nati al di fuori del matrimonio spiccano l’Umbria (47,3%) e la Toscana (47,1%) mentre al Nord-est il valore più alto si registra a Bolzano (48,4%). Il Sud presenta generalmente incidenze molto più contenute con le percentuali più basse in Basilicata (26,4%) e Calabria (28,5%).
Rimane costante il calo dei nuovi nati anche da genitori stranieri, sono infatti 21.461 in meno dal 2012 e che, con 85.878 unità, costituiscono il 21,5% del totale dei nati da allora. Si riscontra che l’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è notoriamente molto più elevata nelle regioni del Nord (20,6% nel Nord-est, 20,1% nel Nord-ovest) dove la presenza straniera è più stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,9%). Nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore (5,6% al Sud e 5,2% nelle Isole).
A livello Italia è il 14,2%, pari a quello del Lazio. Nel 2021 è di cittadinanza straniera quasi un nato su quattro in Emilia-Romagna (24%), il 20,9% in Liguria, il 20,6% in Lombardia e più o meno un nato su cinque in Veneto, Toscana e Piemonte. Al Centro sono il 15,9% mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni (il minimo si registra in Sardegna 4,4%), con l’eccezione dell’Abruzzo (9,2%).
Nel 2021 il livello di fecondità delle donne tra 15 e 49 anni è valutato con un valore medio di 1,25 figli (1,24 nel 2020), si tratta di una modesta ripresa che segue un lungo periodo di diminuzione in atto dal 2010, allorché si era registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna.
Si conferma al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità riferito al totale delle residenti (1,31 nel Nord-est e 1,26 nel Nord-ovest), soprattutto nelle Province Autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 1,72 e 1,42), in Veneto (1,30), in Lombardia e in Emilia-Romagna (1,27). Nel complesso i livelli di fecondità del Mezzogiorno si attestano sulla media nazionale (1,25 figli per donna); tuttavia sono degni di nota i valori registrati in Sicilia (1,35) e Campania (1,28). Al Centro il livello di fecondità è risalito da 1,17 a 1,19.