Approvati dalla giunta regionale. Mobilitati Comuni, Arca e Terzo Settore

Inclusività per le persone fragili, dialogo con gli enti e le associazioni attive sul territorio, promozione di una nuova mentalità di lavoro: questi i criteri per la definizione dei progetti pilota di coabitazione sociale e di condomini solidali approvati dalla Giunta regionale su proposta degli assessorati al Welfare e all’Ambiente-Pianificazione Territoriale, nell’ambito delle norme di legge sulla Promozione della cultura dell’Abitare Sociale

Secondo la delibera, i Comuni potranno presentare i progetti sperimentali di coabitazione sociale finalizzati alla autonomia abitativa e al contrasto dell’isolamento per le donne vittime di violenza segnalate dai servizi sociali; saranno considerati progetti di maggior interesse quelli realizzati in collaborazione con le Arca, gestori degli edifici in possesso del Comune.

La misura sarà realizzata infatti in collaborazione con i Comuni, le Arca e gli enti del Terzo Settore per favorire una nuova modalità di lavoro basata sulla collaborazione tra gli enti e le associazioni attive sul territorio.

Soggetti privilegiati a cui la delibera si rivolge sono le persone fragili in condizione di marginalità sociale e    donne vittima di violenza segnalate dai servizi sociali attivi sul territorio. Le graduatorie dei progetti saranno approvate dalla sezione Politiche Abitative della Regione.

L’avviso nasce da una intesa tra l’assessore delle Politiche Abitative e alla Pianificazione Territoriale, Anna Grazia Marasco, e l’assessore al Welfare, Rosa Barone, che hanno valutato i criteri alla luce del piano regionale delle politiche sociali.

«È un passo importante per tagliare le distanze sociali e consentire a tutti di avere uguali opportunità – ha dichiarato l’assessore Barone – punto di partenza è la connessione tra questione abitativa e coesione sociale, che richiede agli enti di edilizia pubblica un approccio globale al tema del ‘diritto all’abitare’, che non deve essere inteso soltanto come diritto all’accesso a un alloggio, ma anche come diritto a vivere in un contesto sostenibile sia sotto l’aspetto ambientale che sociale. Occorre puntare su un abitare ‘sociale’ teso alla condivisione di servizi collettivi, alla collaborazione tra gli abitanti e ad incentivare il senso di comunità. In tale prospettiva occorre valorizzare l’uso delle parti comuni degli edifici di Erp, coinvolgendo nella gestione gli enti del Terzo Settore. Per questo le azioni approvate rappresentano un primo passo, cui seguiranno altre iniziative»

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