Una lettera da Altamura: “La Regione Puglia ci aiuti”

Buona festa alle mamme, a chi più di altre lotta e resiste. Alle tante come me, invisibili agli occhi di molti. Sono Irene, ho 36 anni, un lavoretto a nero part -time, un figlio piccolo con un cromosoma in più. Mi sveglio e inizio a correre. Per lui, per tenere insieme i pezzi.

La sveglia è alle 6, rassetto per quel che posso, preparo il mio piccolo per la scuola e via giù di corsa: asilo e poi lavoro. Giro per case. Pulisco, lavo scale, rifaccio letti per altre famiglie. Sono una collaboratrice domestica, si chiama così. Guadagno sette euro l’ora, per 12 ore a settimana. Poco? Ma no, va bene: gestisco il mio tempo così.

Vivo ad Altamura. Alle 12,30 finisco di lavorare e corro a scuola, mangiamo io e mio figlio e alle 14 sono già in auto, riparto per una altra regione, sì proprio così, perché per la riabilitazione di mio figlio devo arrivare a Matera per trovare un centro in convenzione, certo esistono anche i terapisti pubblici qui, ma i bimbi con bisogni speciali sono tanti, c’è una lista di attesa lunga, lunghissima. Così visto che non posso permettermi la riabilitazione privata, mi tocca fare chilometri in auto, andata e ritorno, quattro giorni su sette, per due ore di logopedia e due di psicomotricità.

Servono a questo i soldi che guadagno con il mio lavoro. Per affitto e casa ci pensa mio marito, imbianchino. Aspettiamo da tempo che il vecchio ospedale della nostra città sia trasformato in un centro di riabilitazione pubblico come promesso. La Regione Puglia ne trarrebbe vantaggio, mi dicono. Anche io, che corro, mi arrampico e non ho un attimo di tregua.


“Auguli mama”, me lo ha detto stamattina il mio piccolo dolcissimo bimbo con gli occhi a mandorla, che ho sempre voluto, anche dopo aver saputo che avrebbe avuto un cromosoma in più. Le sue parole mi ripagano di tutto, del sonno mancato, dei soldi che non bastano. Un miracolo? No, sono fiduciosa. Aspetto, prima o poi accadrà che anche io non devo andare fuori regione per la sua riabilitazione.

Irene D., Altamura (Bari)

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