Approvato l’emendamento dei consiglieri Mazzarano e Parchitelli in commissione bilancio

Autismo, la vera epidemia, in Puglia c’è chi se ne è accorto. Un bimbo su ottanta nati ha una diagnosi di spettro autistico, non è un dato che arriva da Oltreoceano, ma dall’Italia. Da qui a fronte di una crescita esponenziale di diagnosi di Autismo che raddoppiano di anno in anno, e della totale impreparazione del sistema sanitario regionale ad affrontarlo, abbiamo proposto e approvato in Commissione Bilancio un emendamento che consente di stanziare 5 milioni di euro”, così scrivono in una nota congiunta i Consiglieri regionali del Partito Democratico Michele Mazzarano e Lucia Parchitelli,  in Commissione Bilancio.

Le risorse saranno rivolte alle famiglie che scelgono il metodo Aba e altri metodi che hanno avuto evidenza scientifica (sarebbe opportuno ci fosse un elenco in Regione). La contraddizione è che l’Aba in Puglia è un metodo che viene applicato solo da strutture private, nonostante sia il metodo migliore per riabilitare un autistico, stando al ministero della Sanità. Ma a parte qualche terapia considerata cognitivo comportamentale (che non è propriamente Aba, metodo che necessita di una equipe di operatori e di un supervisore iscritto nell’elenco dei BCAB) non c’è niente altro in Puglia. Nessuna struttura in convenzione. Quindi chi vuole fare Aba deve pagarselo di tasca propria. «La nostra – dicono i consiglieri – è una scelta dettata dal fatto che, ad oggi, sul territorio regionale sono stati attivati solo 13 centri (tra Moduli, Centri diurni e Centri Residenziali) degli 82 previsti dal Regolamento Regionale del 2016».

«È pertanto facile immaginare – proseguono i consiglieri dem – che le famiglie con figli che hanno ricevuto una diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico, brancolino nel buio e si trovino spesso nella disperata condizione di affidarsi a centri specializzati privati, sostenendo costi spesso inaccessibili. A questo si aggiunge che i Cat (Centri Autismo Territoriali) e gli ambulatori di Neuropsichiatria Infantile delle Asl presentano gravi carenze di operatori e tecnici con conseguenti lunghe liste d’attesa anche solo per le valutazioni e le diagnosi».

Basti solo pensare che il Cat di Acquaviva delle Fonti, tra i più attivi anche per l’alta professionalità dei medici ha liste d’attese per le diagnosi (precoci?) di tre o quattro mesi. Un tempo d’oro per i bimbi. «L’emendamento proposto prevede inoltre un congruo finanziamento del Fondo di Remunerazione per acquisto di prestazioni per accrescere la presa in carico presso le strutture già esistenti. – continuano i consiglieri – Ma fondamentale sarà l’accelerazione delle procedure di attivazione di Moduli, Centri diurni e Centri residenziali. Altrettanto importante è la formazione delle figure professionali dedicate, ed il necessario coinvolgimento del sistema universitario e formativo, per rispondere adeguatamente alla crescente domanda di percorsi di riabilitazione».

Altro dato dolente, perché ad oggi il tipo di formazione è anche essa affidata ai privati e non è chiaro se esiste o meno un elenco di terapisti aba abilitati, riconosciuti. Tanto che la famiglia con un figlio autistico si trova ad dover affrontare una giungla e cercare di discernere tra chi è competente e chi no, sapendo bene che la sola psicomotricità e logopedia dopo il primo anno di diagnosi può servire a ben poco, anche se è proprio questo che offre l’asl.

«Grazie al lavoro della Commissione Sanità e del Tavolo Regionale Autismo, riattivato nei mesi scorsi – concludono  Mazzarano e Parchitelli  – abbiamo voluto dare un concreto segnale alle famiglie che non vanno lasciate sole, ed un monito perché venga data priorità ai problemi della salute mentale e del neurosviluppo in età evolutiva». Ora si aspettano i risultati.

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