Oltre diecimila famiglie caregiver aspettano da marzo il bonus

«L’assegno di cura? Fate uscire presto il bando», è il monito dell’Anffas regionale all’assessore al Welfare, Rosa Barone. I tempi sono maturi, dopo gli annunci servono fatti, è questo in sintesi il fulcro del monito che l’associazione invia direttamente all’esecutivo di Michele Emiliano.  

«Abbiamo assistito all’ennesima beffa con il bonus caregiver, una sorta di contentino ridicolo di mille euro al quale già in passato ci eravamo opposti. Sapete come è la vita di un caregiver? È possibile pagarla una tantum meno di un euro al giorno?». Non usa mezzi termini il presidente dell’Anffas regionale, Angelo Riccardi che, ogni giorno, si trova a far fronte alle richieste delle famiglie che hanno in casa familiari con difficoltà motorie, intellettive o con malattie rare. Ad oggi inoltre si attende ancora l’assegno di cura, molto più corposo, che serve per i minori e non con grave disabilità i quali neanche riescono, per le lunghissime liste di attesa, ad avere una riabilitazione in convenzione con il sistema sanitario e sono costretti a far da sé. Ed è di certo un sollievo il contributo regionale per quelle famiglie che devono necessariamente servirsi di un operatore socio sanitario o una badante in casa per assistere i propri cari, molto spesso allettati. Ma i tempi? Sono incerti. Nei due anni dell’emergenza epidemica si è parlato di contributo Covid per queste categorie, non tenendo conto dell’Isee. Da marzo non c’è più emergenza e l’assessore regionale annuncia che, a breve, ci sarà il nuovo bando (tenendo conto, come pure ha ribadito il Tar nel maggio scorso, anche del reddito).

 «Noi preferiremmo che la Regione non monetizzasse, ma riuscisse a dare servizi adeguati a tutti, in tempi rapidi. Vorremo che non ci fossero più liste di attesa, ma strutture pubbliche o in convenzione su ogni territorio. E’ chiaro che per arrivare ad ottenere una rete adeguata di servizi riabilitativi ci vuole tempo e organizzazione, in mancanza di tutto questo almeno che si riapra il bando per l’assegno di cura, così da garantire l’essenziale a chi non può. Tenendo conto che parlare di disabilità gravissima e escludere alcune patologie, per esempio le sindromi irreversibili, è una gran presa in giro», conclude  Riccardi.

L’assegno di cura è una sorta di tutela alla fragilità, un tentativo di migliorare la qualità della vita del diversamente abile e della sua famiglia che lo assiste. Ad oggi 7mila disabili hanno usufruito del contributo, ma altri 3mila, pur essendo ammessi non hanno avuto risposte perché non erano sufficienti le risorse. Per la Regione Puglia è un grande impegno economico, ma anche un modo per far sì che si tuteli chi ne ha bisogno. Adesso tocca all’assessore al Welfare dare una risposta immediata. Intanto arrivano ai Caf, alle associazioni come l’Anffas diverse richieste per capire come accedervi. E tutti al momento non possono che dire che è necessario aspettare, ma fino a quando?

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