La Puglia dà visibilità a chi è invisibile, approvata una legge che riconosce gli hikikomori, lo annuncia sui social la presidente della VI Commissione regionale, presieduta da Lucia Parchitelli. «C’è chi scompare lentamente, centimetro dopo centimetro. Prima salta un giorno di scuola. Poi una settimana. Poi… tutto. Non è scomparso. È dietro una porta chiusa. Da mesi. Forse anni. Smette di rispondere. Di uscire. Di vivere fuori dalla sua stanza. Non ha fatto rumore. Non ha chiesto aiuto. C’è un nome per tutto questo. È una parola giapponese: hikikomori. Non è una moda, non è pigrizia, non è “età difficile”. È un dolore sordo che spinge i ragazzi a chiudersi, a spegnersi, a dimenticarsi del mondo. Ma ora  qualcosa cambia. In Puglia, finalmente, abbiamo detto basta all’invisibilità. È un gesto politico, sì. Ma prima ancora è un atto d’amore. Per quei figli che non parlano più. Per quei genitori che non sanno come aiutarli. Per quei docenti che vedono un banco vuoto e non sanno come riempirlo. Per quei ragazzi che non odiano il mondo. Ne hanno solo troppa paura. Con questa legge, la Regione dice: ti vedo, anche se non ti fai vedere. Ti ascolto, anche se non parli. Ti aspetto, anche se non esci. Perché dietro ogni porta chiusa, c’è ancora vita. E merita di essere salvata».

La Puglia è la prima regione d’Italia a riconoscere che l’hikikomoro è un problema. E’ una condizione difficile che va affrontata. C’è bisogno di sostenere i genitori, i ragazzi. E’ necessario che si inizi un percorso che guidi, che aiuti, che apra le porte delle case. Il fenomeno è chiaramente peggiorato col covid. Per la Regione Puglia ora è tempo di iniziare a lavorarci. E’ un atto politico quello appena approvato. Bisognerà ora capire come affrontarlo, ma è un atto rivoluzionario.

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